giovedì 22 dicembre 2011

Un maxi-concorso nella scuola pubblica entro il 2012




Un maxi-concorso nella scuola pubblica entro il 2012. Il ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo lo ha confermato due giorni fa a margine di un incontro a Savona. L'ultimo concorso per la scuola risale al 1999. Secondo il ministro, quindi, «è ormai tempo» di varare entro il 2012 un maxi-concorso, che potrebbe interessare «trecentomila persone», dalle scuole elementari, alle medie, alle superiori.
Noi abbiamo poco entusiasmo per le parole di Profumo: occorre una ricognizione dei posti realmente disponibili, occorre rivedere le scelte del governo precedente, un piano di assunzioni pluriennale, superare la distinzione tra organico di diritto e organico di fatto altrimenti rischiamo che non ci siano spazi né per gli uni né per gli altri. E' necessario un confronto con i sindacati per vedere quale è la situazione reale e le specificità. La riapertura dei concorsi nella scuola ha senso solo se insieme si affrontano queste altre questioni, in modo da invertire davvero la tendenza. Altrimenti si rischia di alimentare soltanto illusioni. E ricordiamoci la nuova normativa in merito al pensionamento. Come si puo' pensare di creare nuovi candidati per posti non esistenti con precedenti lavoratori in attesa e insegnanti di ruolo che, anche se volessero, non potrebbero andare in pensione?

giovedì 17 novembre 2011

FInanziamenti alle scuole private

Con nota 7653, inviata agli USR, il MIUR ha comunicato lo stanziamento di 245 milioni di euro alle scuole non statali.
I 45 milioni finanzieranno 43.476 classi di istituti paritari e prenderanno per lo più la via del Nord Italia. Infatti, un terzo dei finanziamenti saranno concentrati in due regioni: la Lombardia riceverà 55.473.825 euro e il Veneto 29.151.371.
E' già inconcepibile che in un paese laico si concedano risorse economiche a enti religiosi, figuriamoci in un momento come questo!
Come può risollevarsi un paese, se il cittadino viene privato giornalmente di risorse statali usate per scopi secondo me discutibili (questo è solo un caso. Basti pensare al costo della politica) utilizzabili invece, come sarebbe giusto, per servizi civili (scuola statale, sanità e ricerca)?

martedì 15 novembre 2011

Tremonti continua a tagliare

Con la legge di stabilità licenziata sabato scorso dalla Camera, sono arrivati gli ultimi tagli alla scuola.
Il ministro dimissionario Giulio Tremonti ha ottenuto la soppressione di 297 presidenze e uffici amministrativi all'interno di altrettanti istituti superiori.
Gli istituti non arrivano a 400 studenti a testa, e questa è la soglia di sopravvivenza visto che sono abbarbicati in zone montane, insediati nelle isole, costruiti in aree a specificità linguistica.
Dalla stagione 2012-2013 in 297 perderanno i dirigenti, resteranno le sedi.
I vecchi parametri sono saltati, finora le scuole dovevano avere tra un minimo di trecento studenti e un massimo di cinquecento. Il nuovo range sale: tra 400 e 600 per restare in vita.
La gran parte delle istituzioni scolastiche vittime dei tagli orizzontali tremontiani si trova al Sud: sono 140, escluse le isole. In Calabria ci sono 47 siti a perdere, in Campania 32. La Sicilia perde dirigenze e autonomia in 32 scuole, la Sardegna in 35. Quarantasei istituti sono nelle regioni centrali, 48 al Nord.

lunedì 14 novembre 2011

Chi sarà il prossimo ministro dell'istruzione?

Giorgio Vittadini
Monti avrebbe già fatto i nomi dei ministri. Si tratta di tecnici, probabilmente tutti del Nord. Per quanto riguarda l'istruzione circola il nome di Lorenzo Ornaghi.
In realtà è circolato anche il nome di un uomo unito a Monti da un rapporto di profonda stima, Giorgio Vittadini, presidente della "Fondazione per la Sussidiarietà" e componente della "Compagnia delle Opere".
Sia con Vittadini che con Ornaghi, sarà l'area cattolica del Nord a gestire la scuola sotto il governo Monti.
Lorenzo Ornaghi
Difatti, Lorenzo Ornaghi (ormai nome più accreditato) è rettore della Cattolica di Milano, laureato in Scienze politiche ha lavorato come professore associato presso l'Università di Teramo, per poi fare ritorno nel 1990 alla Cattolica diventando titolare della cattedra di Scienza politica nella facoltà di Scienze politiche che era stata di Gianfranco Miglio (ideologo della Lega Nord), già suo docente. Attualmente è al suo terzo mandato di rettore.

mercoledì 14 settembre 2011

Rapporto Ocse: ministro Gelmini si dimetta insieme ai segretari dei sindacati che l’hanno sostenuta

ANIEF - I dati dimostrano come negli ultimi tre anni le scelte politiche del reggente del Miur, concordate sistematicamente con alcune OO. SS., abbiano allontanato la scuola italiana dall’Europa, contribuito a mortificare la professione degli insegnanti, disposto un servizio ristretto agli studenti.
Gli stipendi sono diminuiti negli ultimi dieci anni dell’1% mentre nella UE sono cresciuti del 7%; a parità di grado di istruzione, sono in Europa del 40% maggiori che in Italia, ma quale prospettiva futura aspetta 800.000 insegnanti? Ancora tagli, per via del blocco del contratto e degli scatti di anzianità disposto dal Governo per il quadriennio 2010-2013 con il consenso di alcune organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto, persino, la scomparsa di un gradone stipendiale per i 30.000 neo-assunti nel 2011.
La spesa per l’istruzione è salita del 6% a casa nostra rispetto al 34% del Vecchio Continente, per un totale del 4,8% del PIL rispetto al 6,1% della UE, eppure il Governo senza alcuna seria opposizione dei sindacati ha tagliato 100.000 posti di personale docente/assistente tecnico-amministrativo e ha eliminato quasi 3.000 presidenze, lasciando tecnicamente più della metà degli edifici inagibili, a rischio, con aule sottodimensionate in rapporto ad alunni e personale educativo. E tutto ciò a parità di un tempo scuola complessivamente superiore alla media europea. Nel futuro, ancora tagli e accorpamenti tra istituti e classi concorsuali con il blocco del turn-over e il ritardo di un anno dei nuovi pensionamenti.
Pochi laureati, ma anche pochi fondi all’università con il blocco dei concorsi, la messa ad esaurimento del ricercatore universitario, il blocco della didattica con l’accorpamento dei corsi di laurea e la chiusura delle sedi periferiche dovuta all’assenza del personale docente strutturato, con conseguente proliferazione dei contratti gratuiti di insegnamento e della fuga di cervelli appositamente formati.
L’unica scelta di cui potrebbe vantarsi il Governo è la riduzione del personale docente: secondo la UE vi sono troppi insegnanti in rapporto al numero degli alunni, 1/11 rispetto a 1/16 ma ovviamente nel rapporto non si commenta il fatto che abbiamo 91.000 insegnanti di sostegno e 26.000 insegnanti di religione, caratteristica tutta italiana e apprezzata anche dalle famiglie che giustifica ampiamente tale sproporzione.
E non si vuole commentare la gestione pessima delle graduatorie ad esaurimento del personale docente, le plurime censure dettate dai Tribunali della Repubblica agli atti disposti dal ministro nei confronti del personale precario, che hanno così allontanato l’Italia dall’Europa da farne violare una precisa direttiva comunitaria.
Di fronte a questi dati oggettivi, il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata minimamente in grado di gestire il settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca in seno al Governo e farebbe bene per amor di patria a rassegnare le sue dimissioni, ma insieme ai suoi complici, ovvero a quei segretari generali di alcune organizzazioni sindacali della scuola che hanno in questi tre anni sempre sostenuto, coperto se non addirittura ispirato le sue scelte, perdendo di vista l’interesse dei lavoratori, delle famiglie, del Paese.
Soltanto con un nuovo ministro competente e nuovi leali sindacalisti si potrà rilanciare il settore dell’istruzione.

sabato 25 giugno 2011

Graduatorie di istituto, grandi attese

Dato per imminente in seguito all'incontro MIUR - Sindacati del 13 giugno, il decreto non è stato ancora pubblicato.
Il ministero si è preso un po' di tempo per riflettere sulla nuova tabella di valutazione dei titoli, non condivisa dalle organizzazioni sindacali.
Professione Insegnante comunica che è stato richiesto il parere al CNPI, e dunque ci sarà da attendere ancora qualche giorno, lo Snals Modena pone addirittura in dubbio che la pubblicazione possa avvenire nel mese di giugno.

L'emanazione del decreto è tanto attesa perchè riguarda tutti i docenti

1) gli abilitati iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento, per la scelta delle scuole nella stessa o in provincia diversa da quella della GaE

2) gli abilitati non inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento che, in seguito al mancanto accoglimento dell'emendamento del Decreto sviluppo, usufruiranno della possibilità di iscrizione in II fascia

3) i docenti in possesso del solo titolo di studio

Fonte:orizzontescuola

martedì 17 maggio 2011

E' CACCIA APERTA ALLE ASSUNZIONI...


Per il primo anno di assunzioni si utilizzeranno le vecchie graduatorie. È questa l'ultima novità del decreto legge n. 70/2011 con cui l'articolato è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 110, dopo le correzione chieste dal Colle. Confermate le anticipazioni sul piano triennale 2011-2013 di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili, è spuntata la retrodatazione dei contratti del primo anno del piano (30 mila prof e 35 mila Ata, secondo stime ministeriali) alle graduatorie 2010/2011 (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di giovedì scorso).

Un chiaro tentativo di evitare che le maggiori disponibilità di posti siano assorbite da docenti del Sud arrivati all'ultimo momento nelle graduatorie del Centro-Nord, causa aggiornamento delle liste. Alla luce del numero di posti vacanti, dei pensionamenti e degli esuberi, la disponibilità record di posti, secondo stime della Cisl scuola, elaborate sulla base dei dati ministeriali, spetta alla Lombardia, che da sola ha oltre 5.200 posti disponibili. Seguita dal Lazio, a 3.500, e dalla Toscana, a quota 3.200. In regioni come la Campania ci sarebbero «solo» 2500 posti vuoti in organico di diritto, cento in più del Piemonte e meno di duecento rispetto al Veneto. Briciole, se le stime fossero confermate, per la Sicilia che, tra tagli e pensionamenti, dei 1.770 posti disponibili sulla carta se ne ritroverebbe solo con 125 di spendibili per le assunzioni. Neanche il doppio di una regione che non raggiunge i tre zeri, la Basilicata che vanterebbe 90 posti disponibili. Discorso analogo per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo, che ha da spartirsi un bottino anche più consistente, stimato in 35 mila posti. La situazione ha indotto il ministro dell'istruzione a cedere alla richieste della Lega Nord di sterilizzare gli effetti dell'aggiornamento delle graduatorie. Per evitare, è la motivazione appoggiata anche da alcuni sindacati, che sul primo anno delle assunzioni ci sia una vera e propria guerra tra poveri: tra vecchi iscritti in graduatoria, arrivati magari proprio dal Nord anni fa, e gli ultimi, arrivati a seguito dell'aggiornamento di provincia e punteggi in corso in questi giorni. L'utilizzazione delle graduatorie dell'anno scolastico 20110/2011 vanifica anche l'effetto delle immissioni a pettine nelle liste permanenti che il commissario ad acta sta disponendo a seguito delle sentenze di condanna. E sul fronte dei ricorsi, è scomparsa dal decreto legge sviluppo la norma che impediva il riconoscimento della ricostruzione di carriera e i risarcimenti per i contratti di durata superiore ai tre anni. Visto che si tratta di materia di attinenza con la normativa europea, l'emendamento dovrebbe essere ripescato in sede di Comunitaria. Ma si tratta di un'ipotesi su cui grava pesantemente il sospetto di contrarietà del Quirinale. Confermata invece la previsione del divieto di trasformazione automatica nella scuola dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.
Il vincolo di permanenza sulla sede di prima destinazione viene portato da tre a cinque anni. Così come il divieto di poter fare ogni tipo di mobilità, anche per motivi di famiglia, ovvero le cosiddette assegnazioni provvisorie. L'aggiornamento delle graduatorie da quest'anno passa da biennale a triennale.
La partita sulla scuola non è però finita. Perché da un lato c'è il passaggio parlamentare per la conversione in legge del dl, dove la Gelmini dovrà dimostrare di essere capace di tessere intese, anche bipartisan, per blindare il suo piano contro i tentativi di modificarlo (si pensi per esempio alla retrodatazione delle assunzioni che mal sarà digerita dal cosiddetto partito del pettine). E dall'altro c'è la sessione negoziale, tra le precondizioni per attuare il piano di immissisoni in ruolo, che dovrà definire l'ammontare delle assunzioni e ridiscutere del contratto.
Tutti i sindacati della scuola, questa volta è concorde anche la Flc Cgil, chiedono che il tavolo negoziale si apra quanto prima. Intanto, i docenti e gli Ata dovranno prenotare la nuova provincia di lavoro, al netto dei trasferimenti. Ad oggi vale solo per il secondo anno del piano di immissioni, ma chissà.
 

sabato 14 maggio 2011

Lega, docenti del centro-nord a rischio estinzione

Poche ore dopo la pubblicazione del decreto ministeriale per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento che prevede anche la possibilità di trasferimento ad altra provincia, avvalendosi dell’intero punteggio acquisito (con diritto all’inserimento a pettine), la Lega, per voce del sen. Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord in commissione Istruzione del Senato, esprime tutta la sua preoccupazione per i possibili effetti dei trasferimenti e lancia un vero e proprio grido d’allarme per i possibili contraccolpi sociali e occupazionali.
Il ripristino della possibilità di trasferimento degli insegnanti precari da una provincia all’altra – dichiara Pittoni, -  getta nel panico decine di migliaia di docenti. Il rischio è che una parte del territorio sia spazzata via dall’istruzione”.
Per rimettere sotto controllo la situazione – annuncia il parlamentare leghista – abbiamo presentato al ministro Gelmini un piano in 8 punti. Vi sono infatti zone dove, per motivi tutti da approfondire, gli iscritti vantano punteggi anche doppi rispetto ad altre.
Secondo il sen. Pittoni, “senza interventi mirati, non essendo stata ancora varata la riforma del reclutamento che rivedrà i criteri di acquisizione dei punti (che oggi hanno poco a che fare con il merito), ci sarà l’assalto alle regioni del Centro-Nord e decine di migliaia di insegnanti locali e del Sud (ma che nel 2007, quando le graduatorie sono state dichiarate “ad esaurimento”, hanno scelto di stabilirsi al Nord), perderanno il posto per fare spazio a chi allora questa scelta non l‘ha fatta e adesso – conclude il parlamentare - potrebbe addirittura essere premiato con il ruolo”.

Decreto aggiornamento graduatorie permanenti con modello di domanda e allegati

 Visita il sito della pubblica istruzione per visionare il decreto ministeriale

http://www.istruzione.it/web/istruzione/prot4054_11

mercoledì 11 maggio 2011

"Prendiamo sul serio il nostro futuro": la lettera aperta sulla Scuola...

Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo

Promossa dagli Editori Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax)Carmine DonzelliFederico Enriques (Zanichelli),Carlo FeltrinelliSandra e Sandro Ferri (E/O)Sergio Giunti e Bruno Mari (Giunti)Alessandro e Giuseppe LaterzaStefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol)Paolo Mieli (RCS)Antonio e Olivia Sellerio
La scuola è risorsa essenziale per il libero sviluppo delle persone e per la crescita sociale, economica, culturale e civile di ogni Paese. In Italia lo è sempre stata: ha reso un insieme di sudditi analfabeti degli antichi stati una comunità di cittadini italiani. Lo è ancora più oggi, in un’epoca in cui il “capitale umano”, l’insieme delle conoscenze di cui disponiamo, è il fattore decisivo per il successo degli individui e delle nazioni.

L’articolo 34 della Costituzione Italiana sancisce inequivocabilmente che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». In passato il diritto dei più deboli nella società italiana è stato garantito soprattutto dall’estensione dell’obbligo di frequenza della scuola pubblica (nella «scuola pubblica» la legge italiana comprende anche le scuole paritarie a gestione privata), e dalla qualità del suo insegnamento, che hanno riscattato dalla miseria milioni di cittadini.

In particolare, la scuola pubblica statale è luogo del pluralismo, affidato a docenti reclutati in base alla propria professionalità e non alle convinzioni politiche, alle fedi religiose o all’appartenenza a qualsiasi gruppo o associazione o categoria. Nel mondo globalizzato è fondamentale conoscere chi è lontano da noi, per saperne cogliere i valori e le potenzialità, e perché altri possano conoscere – a loro volta – i nostri valori e le nostre potenzialità.
La scuola pubblica statale è perciò anche luogo di integrazione tra individui provenienti da diversi ambienti familiari, sociali, culturali. Nella scuola pubblica statale bambini e ragazzi di diversa estrazione sociale imparano ad apprezzare la diversità. Nella scuola pubblica statale il patrimonio culturale della famiglia entra in contatto in modo fertile con quello di altre famiglie.
Questa è la missione della scuola pubblica statale diversa da ogni altra istituzione formativa, che legittimamente si proponga altre finalità a partire da una visuale parziale della cultura, della religione, della società, dell’economia. Se, infatti, è un diritto di ogni famiglia mandare i propri figli a scuola solo insieme a chi condivide la stessa visione del mondo (la libertà di insegnamento è infatti riconosciuta dall’articolo 33 della Costituzione), per il benessere della società nel suo insieme è conveniente e auspicabile che la grande maggioranza dei cittadini abbia una formazione comune ispirata ai valori del pluralismo e della Costituzione.

Per rendere effettivo questo principio lo Stato deve investire più risorse nell’istruzione pubblica statale, consentendo alle istituzioni scolastiche autonome di dotarsi di strumenti adeguati a svolgere la propria missione. Occorrono docenti qualificati e ben retribuiti. Ma occorrono anche edifici ben tenuti, aule attrezzate, laboratori moderni, biblioteche aggiornate.
Purtroppo l’investimento nella scuola pubblica statale è stato inadeguato – ben al di sotto dei livelli medi dei Paesi UE – per gran parte della storia unitaria italiana, al punto che oggi spesso non è in grado di garantire neppure i servizi minimi. Di questa situazione ognuno di noi deve preoccuparsi, perché essa è anche frutto dell’indifferenza.
Dobbiamo tutti fare qualcosa per la scuola di tutti. Non dobbiamo lasciarla sola a chiedere attenzione. Se è vero – come sentiamo continuamente ripetere – che nella scuola si costruisce il futuro dei nostri figli e, quindi, del nostro Paese, nessuno può guardare alla questione «dall’esterno». Chi ricopre cariche istituzionali e politiche deve avvertire la forza dell’opinione pubblica. Chi ha più responsabilità e potere nella società, nell’economia e nella cultura deve essere il primo a impegnarsi.
Facciamo dell’istruzione un tema centrale di discussione tra i cittadini, nelle scuole e in ogni altro luogo di incontro, con la competenza e l’urgenza che la materia necessita.
Firmiamo questa lettera aperta in ogni luogo a partire dalle stesse scuole pubbliche statali.

Prendiamo sul serio il nostro futuro.
 

martedì 10 maggio 2011

Graduatorie, tutto pronto ma il decreto non viene pubblicato

E' notizia di ieri sera che l'atteso decreto ministeriale per l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento sia stato firmato dal Ministro, con le modifiche apportate dall'art. 9 del Decreto Legge sullo sviluppo. Il decreto non viene ancora emanato, in attesa che anche il Decreto sullo sviluppo sia pubblicato, in modo da avere un raccordo tra le due pubblicazioni. Pertanto non è ancora possibile presentare la domanda, dobbiamo attendere la pubblicazione ufficiale da parte del Ministero.
Intanto il ministero ha predisposto l'applicazione per la visualizzazione della consistenza delle graduatorie provinciali ad esaurimento del personale docente ed educativo, con l'obiettivo di fornire l’informazione relativa al numero di aspiranti presenti in graduatoria, suddivisi per fascia di appartenenza, al fine di rendere il più possibile oggettiva l’informativa per gli aspiranti.
Il ministero non precisa però che le graduatorie considerate sono al netto dei nominativi dei ricorrenti che dalle graduatorie di coda vengono inseriti in questi giorni nella posizione spettante a pettine (gli Ambiti Territoriali stanno predisponendo proprio in questi giorni le graduatorie aggiornate, e non tutti hanno terminato il processo), e non dice nulla sulla "pulizia" delle graduatorie dai nominativi di coloro che nell'a.s. 2010/11 hanno ottenuto l'incarico a tempo indeterminato (ci auguriamo che questa operazione, seppure sotto silenzio, sia stata completata).
Il ministero avverte però che per ciascuna provincia e tipologia di insegnamento sono presi in considerazione i soli aspiranti inclusi a pieno titolo, quindi va considerato anche il numero di coloro che in occasione di quest'aggiornamento scioglierà la riserva.
Fonte: orizzonte scuola

martedì 3 maggio 2011

GRADUATORIE. IL MIUR CORRE AI RIPARI...



Dopo la “sconfitta” della sentenza della Consulta che ha imposto sulle vecchie graduatorie ad esaurimento l’inserimento a pettine, il Miur cerca di rompere l’accerchiamento giudiziario tentando di sterilizzare parzialmente la direttiva europea che prevede l’equiparazione di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato.

Si vuole evitare un nuovo fronte di sentenze dei giudici del lavoro che potrebbero seguire l’esempio di quello di Siena che ha riconosciuto il diritto di accedere direttamente al ruolo ad un’insegnante precario confermato per tre anni sulla stessa sede. È vero che quella sentenza, su ricorso del Miur, è stata annullata subito dalla Corte d’appello di Firenze, ma potrebbe comunque generare un pericoloso proliferare di sentenze di tribunali a favore dei precari, difficile da fronteggiare in un momento di forte criticità nella gestione delle graduatorie ad esaurimento.
La decisione è stata resa nota nel corso di un incontro sindacale al ministero dell’istruzione; il Miur, infatti, ha informato i sindacati sulla predisposizione da parte del Governo di un decreto legge di "accompagnamento" che "aggira", per i soli lavoratori della scuola, l'applicazione della normativa europea in materia di contratti a termine, con la motivazione della particolarità delle procedure previste per l'assunzione del personale della scuola, che giustificherebbe la deroga dal limite del triennio come vincolo per la stabilizzazione.
Pronta la reazione negativa della Cgil-scuola secondo la quale “Si tratta di un intervento inaccettabile che penalizza ulteriormente i precari e che la FLC CGIL contrasterà con tutti i mezzi e in tutte le sedi disponibili”. Una reazione, quella del sindacato di Pantaleo, che sembra dettata anche dalla volontà di “smarcarsi” dalla posizione unitaria di condivisione delle politiche sulle graduatorie, per allinearsi alle scelte radicali dell’Anief che in questi due anni ha contestato in sede giudiziaria le scelte del Miur concordate con tutti i sindacati rappresentativi (accodamenti compresi).

Immissioni in ruolo, 5 anni blocco trasferimenti. Continuità didattica o punizione?

Il ministero ha comunicato ai sindacati, nella riunione del 28 aprile, che il decreto sulle graduatorie ad esaurimento sarà accompagnato da un intervento di natura legislativa "per introdurre correttivi rispetto alle criticità emerse nell’ultimo periodo". Un intervento, all'interno del decreto legge sullo sviluppo, che dovrebbe prevedere, tra l'altro, l'innalzamento del vincolo di permanenza nella provincia di assunzione in ruolo da 3 a 5 anni, senza neanche la possibilità di poter richiedere nel frattempo l'assegnazione provvisoria (salvo i casi previsti da leggi speciali in merito).
La motivazione, che giunge da fonti politiche: garantire la continuità didattica, evitando il fenomeno del "prendi il ruolo e fuggi", e dunque dare stabilità agli organici. Ma la continuità didattica può essere imposta solo ai docenti che saranno immessi in ruolo dal prossimo 1° settembre o è un discorso che riguarda anche gli insegnanti che sono già in ruolo?
Garantire la continuità didattica, avere organici stabili, assicurare un lavoro che permetta di strutturare e portare avanti piani di lavoro pluriennali, il sogno di molti insegnanti italiani.
In questo senso crediamo che dare una veste legislativa a cosa si intenda per "continuità didattica" sia molto importante, e non ci sembra ci siano state rimostranze da parte sindacale, sul numero di 5 anni per dimostrare tale continuità.

Ma, ci chiediamo, come è possibile che la garanzia della continuità didattica possa essere affidata solo ai neo immessi in ruolo dal 1° settembre 2011, e non in linea generlale a tutti i docenti oggi in ruolo? Chi è stato assunto in ruolo dal 1° settembre 2010 è esente dal concetto di continuità didattica, dato che può richiedere l'assegnazione provvisoria già dal prossimo anno scolastico, e chi viene assunto dopo soli 12 mesi si trova a dover garantire 5 anni di "effettivo servizio"?
Inoltre, una delle ipotesi allo studio (sempre da fonte sindacale) è quella di assegnare 12.800 posti in ruolo con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2010. In questo caso, il docente assunto con retrodazione giuridica della nomina, dovrebbe garantire o meno la continuità didattica?
E ancora, il suo contratto è diverso da quello del collega che lo ha stipulato nel corso dell'anno scolastico? (Ricordiamo che, a causa dei ritardi che si accumulano negli uffici scolastici, sono state conferite numerose immissioni in ruolo giuridiche, cioè con decorrenza giuridica 1° settembre 2010 ed economica 1° settembre 2011, come quelle che si vorrebbe assegnare adesso).
E a ben guardare, cosa è cambiato, dal punto di vista didattico, rispetto alle immissioni in ruolo fatte con decorrenza 1° settembre 2010? Cosa può spingere a richiedere in Parlamento una norma severa che eviti la mobilità dei docenti di ruolo?

Questo provvedimento, esteso a tutti i docenti di ruolo, potrebbe realmente creare una vera e propria rivoluzione all'interno delle scuole. Altrimenti, se il riferimento di blocco dei trasferimenti dovrà essere rivolto solo ai 52.800 docenti che dovrebbero essere assunti nei prossimi tre anni (questo il numero richiesto di immissioni in ruolo, non ancora autorizzato) potrebbe suonare come una sorta di punizione imposta per la ritrovata mobilità territoriale nelle Graduatorie ad esaurimento, che consentirà nel prossimo aggiornamento, di poter inserirsi in una qualsiasi provincia.

I docenti già in ruolo sanno che potrebbero essere coinvolti da questo provvedimento? Sono stati informati dalle organizzazioni sindacali? Concordano con il provvedimento?
Ci piacerebbe ascoltare anche il loro parere.

Fonte: orizzonte scuola

Prof supplenti, tutti contro tutti così si è arrivati al pasticcio precari

Il pasticcio del governo sulle graduatorie dei supplenti ha scatenato la guerra di tutti contro tutti. Migliaia di ricorsi e intervento dei giudici amministrativi, prima, e costituzionali, dopo. Sindacati contro sindacati, supplenti contro supplenti e politici a difesa dei propri elettorati, a prescindere dai partiti di appartenenza. E adesso si spettano le ultime mosse del governo, che non mancheranno di suscitare altre polemiche. Qualsiasi intervento scontenterà comunque una parte. Ma come si è arrivati a questa guerra senza esclusione di colpi?

Il precariato della scuola "moderno" ha una quarantina d'anni. Fu il democristiano Franco Maria Malfatti, nel 1974, a varare il decreto che istituì il cosiddetto "doppio canale". A palazzo Chigi, per la quinta volta, era salito Mariano Rumor. Il decreto 416 stabiliva che per accedere al ruolo, oltre che attraverso il concorso a cattedre, si poteva partecipare anche al concorso per soli titoli. Il requisito essenziale, oltre al diploma o alla laurea e all'abilitazione all'insegnamento, per accedere alla graduatoria provinciale era quello di avere insegnato nella scuola statale per almeno due anni scolastici, che successivamente diventarono 360 giorni.

Era dunque sufficiente avere prestato servizio un paio d'anni da precario per accedere ad una graduatoria che garantiva il ruolo, bastava sapere aspettare qualche anno. Ma le graduatorie del concorso per soli titoli duravano fino all'indizione della selezione successiva. E nel 1999, l'allora ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer, le trasformò in graduatorie "permanenti".

Coaì nel 2007, accompagnato da un piano di 150 mila immissioni in ruolo, l'allora ministro  Fioroni trasforma le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, consentendo per l'ultima volta  -  nell'aggiornamento per gli anni il 2007/2009  -  il trasferimento di provincia. Fu allora che migliaia di precari meridionali, con punteggi record, decisero di trasferirsi, dalle graduatorie delle regioni settentrionali, nuovamente al Sud. Il piano di immissioni in ruolo varato dal governo Prodi garantiva anche i precari delle affollate liste del meridione. Ma una parte decise comunque di rimanere al Nord: sarebbero entrati di ruolo prima con i punteggi accumulati in quegli anni.

Quando a viale Trastevere si trasferì Mariastella Gelmini, nel 2008, il mega-piano di assunzioni venne bloccato così come, nell'aggiornamento delle graduatorie per gli anni 2009/2011, il trasferimento di provincia. Di conseguenza, le graduatorie di merito del Sud rimasero ingolfate e quelle del Nord semivuote. E per evitare che rimanessero centinaia di cattedre vuote vennero inventate le graduatorie "di coda": ogni precario poté scegliere altre tre province dove essere inserito in coda.

Nel frattempo  -  nel triennio 2009/2011  -  la scuola è stata oggetto della cura Tremonti-Gelmini che ha fatto sparire 87 mila cattedre, il 53 per cento delle quali nelle 8 regioni meridionali,  accentuando il divario Nord-Sud in termini di possibilità di lavorare.   E due mesi fa, dopo migliaia di ricorsi al Tar Lazio, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le graduatorie di coda, un provvedimento che ha scatenato la guerra tra precari. I supplenti meridionali rimasti al Nord per "scelta di vita", con punteggi ormai adeguati all'immissione in ruolo, in caso di riapertura delle graduatorie, temono di essere scavalcati dai colleghi meridionali che decidessero di ritornare al Nord. Mentre i colleghi settentrionali, con punteggi molto bassi, hanno la certezza di non vedere un posto per i prossimi anni.

Anche il sindacato si è spaccato: l'Anief, la neonata organizzazione che ha promosso i ricorsi al Tar Lazio e determinato il terremoto causato dal pronunciamento dei giudici della Consulta, canta vittoria. Mentre tutti gli altri sindacati, più cauti perché consapevoli della complessità del fenomeno, per allentare la tensione chiedono immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti: 30 mila circa. Ma anche un tavolo di confronto col governo per affrontare in maniera definitiva il problema del precariato della scuola.

Intanto, per evitare di aggirare la sentenza della Corte, l'unica via possibile per l'aggiornamento 2011/2013 sembra quella di consentire nuovamente lo spostamento di provincia: una sola a scelta del supplente. E a questo punto, entra in campo anche la politica, con posizioni diverse e non sempre legate alle coalizioni del momento. Per il Pd e l'Italia dei valori, anche con l'inserimento in graduatoria "a pettine" prospettato dall'esecutivo, il problema del precariato "resta irrisolto". Mentre un gruppo bipartisan di 61 deputati  -  quasi tutti meridionali  -  decide di muoversi in maniera autonoma e intima al ministro Gelmini di investire il Parlamento della vicenda. Così la Lega, che caldeggia l'idea di un blocco delle graduatorie, rimane isolata. Un vero pasticcio all'italiana.

Fonte: repubblica

sabato 23 aprile 2011

La scuola deve morire - Intercettata una lettera riservata del Ministro Tremonti al ministro Gelmini

Uno scoop di UniCommon.org - Abbiamo intercettato questa missiva riservata inviata dal Ministero dell'Economia al Ministero della pubblica Istruzione.

La redazione di UniCommon.org

Ecco il testo integrale della missiva,che come potete notare, esprime senza mezzi termini quella che nei fatti è la politica, e la strategia politica, del governo sulla scuola.


MASSIMO RISERBO - Al Ministro dell'Istruzione
dottoressa Mariastella Gelmini

Viale trastevere 76, 00153, Roma, Italy

- breve guida per far morire un'istituzione pubblica -

Lavorare in silenzio per molti anni, trovando larghi accordi da destra a sinistra passando anche per le ali più estreme, TAGLIARE poco a poco tutte le risorse e le possibilità di miglioramento alle scuole. Farlo inizialmente senza clamore, cosìche solo i soliti noti se ne accorgano. Togliere Cent dopo cent come zio paperone nel Klondike. Non lasciare la possibilità di iniziativa alle scuole, mascherando una riverticalizzazione amministrativa con il nome di “autonomia scolastica”. Cambiare il nome alle cose, creando spaesamento tra tutti coloro che da anni lavorano nell'educazione pubblica: così il Preside diventa magicamente il Dirigente scolastico, la programmazione si trasforma in POF e si riorganizza in portfolio, il bidello si ristruttura in collaboratore scolastico, i voti si contano in crediti, e per concludere nel migliore dei modi gli studenti finalmente saranno utenti.


Dopo anni di lavoro sotterraneo, di logoramento di qualsiasi voce fuori dal coro, si parte con l'attacco frontale. TAGLI a gran voce rivendicati come una necessità per il bene comune, distruzione di qualsiasi idea che non sia strettamente la lezione frontale: gite, corsi di lingua, laboratori, attività extrascolastiche, non deve accadere più nulla. La scuola deve essere un luogo noioso da cui scappare il prima possibile, e un luogo di frustrazione per chi ha deciso di lavorarci!

ELIMINAZIONE di qualsiasi partecipazione nella vita della scuola: motivazione? E' un residuo del '68! E' colpa dei professori di sinistra che non permettono una normale collaborazione docente-discente! La scuola il pomeriggio deve restare chiusa, non può mica essere un covo di zecche (che si sa o diventano terroristi o tossici)!

A questo ci si può rivolgere direttamente ai cittadini, alquanto allarmati per il futuro dei loro figli...anzi ancora meglio rivolgersi direttamente alle MAMME! Care mamme – oramai consapevoli che le scuole pubbliche hanno un offerta formativa decente se al centro, tremenda se in periferia – è ora il momento di investire nell'educazione e quindi nelle scuole private, dove potrete decidere direttamente cosa verrà insegnato ai vostri figli, e soprattutto non rischieranno di finire in classi con bambini poco dediti allo studio, come figli di immigrati o magari rom.

Far dipendere direttamente il ministero dell'istruzione (nel frattempo avrete già eliminato pubblica, se non lo avrà già fatto il centro-sinistra) dall'economia, così il caro buon vecchio Giulio potrà finalmente decidere cosa fare con quei quattro spiccioli rimasti nelle casse delle scuole, ma soprattutto avrà in mano un immenso patrimonio immobiliare.

SCREDITARE studenti, professori, precari, personale ata, presidi, ex insegnanti, ricercatori, insegnanti di sostegno: NESSUNO deve poter mettere bocca sulla scuola pubblica, la scuola di tutti che quindi deve rimanere di nessuno.

E dopo gli eclatanti scoppi...continuare a tagliare qui e là come se nulla fosse...e ricominciate dal punto uno senza nessuno problema, per quante volte reputate necessario, finché solo i morti di fame rimarranno nelle scuole pubbliche e ricchi andranno nelle scuole private, i ricchi e belli all'estero, mentre Voi avrete fatto una grande piacere a Voi stessi, ai Vostri amici e al capitale finanziario.

Grazie

Giulio T.

PS: Potreste avere qualche piccolo problema durante il percorso tipo: manifestazioni, tumulti, insorgenze, come si sono viste a Roma, Londra o Atene ma non vi preoccupate Voi andate avanti, qualcuno alla fine avrà la meglio.

Fonte: unicommon

giovedì 21 aprile 2011

Rapporto UE: in Italia 1 su 5 abbandona troppo presto la scuola. In Europa il problema riguarda 1 su 7

Uno studente su 5 in Italia abbandona troppo presto gli studi. La quota scende a 1 su 7 se si considera la media europea. È quanto è emerso oggi a Bruxelles nel corso della presentazione di un Rapporto dell'ue sull'educazione e l'istruzione. Il quadro generale, ha spiegato Androulla Vassiliou, il commissario per l'Educazione dell'Ue, mostra "buoni progressi" dei paesi membri, ma servono "ulteriori sforzi" per arrivare agli obiettivi prefissati per il 2020, che vanno dall'abbattimento degli abbandoni precoci all'aumento di adulti che partecipano al sistema di formazione. "La buona notizia- ha detto Vassiliou- è che il livello dell'istruzione cresce in Europa. Ma gli abbandoni continuano ad essere un problema che tocca un giovane su sette. E un 15enne su cinque ha problemi con la lettura".
LA PARTECIPAZIONE PRE-SCOLARE - In Ue il 92,3% dei bambini fra 4 e 6 anni è inserito nella formazione pre scolare. Entro il 2020 bisogna arrivare al 95%. L'Italia è giá al 98,8%. Ma la Polonia, ad esempio, è ferma al 67,5%.
LETTURA, UN PROBLEMA PER 1 SU 5 - Oggi in Ue un ragazzo di 15 anni su 5 ha problemi con la lettura. Entro il 2020 bisogna scendere al 17%. L'Italia è al 21% di 'insufficienti' nella comprensione del testofra i 15enni. In Bulgaria sono il 41%. In Romania il 40,4%. In Finlandia, paese in testa alle classifiche dell'educazione, sono solo l'8%.
ABBANDONI PRECOCI PER 1 SU 7 - Un ragazzo su sette in ue abbandona precocemente la scuola. In Italia il fenomeno riguarda 1 su 5. Entro il 2020 bisogna scendere al 10%. Per il nostro paese significa dimezzare il problema.

Fonte: www.dire.it

mercoledì 20 aprile 2011

Tremonti: la Gelmini non sa cosa firma?

Tremonti: la Gelmini non sa cosa le fai firmare?

Verrebbe da parafrasare e dire "non ti curar di lor ma guarda e passa" : purtroppo siamo in piena tragedia e non Comedia, anche se ci troviamo di fronte ad abili commedianti.

Armati di santa pazienza e spiegaglielo che nell’ultima manovra, nero su bianco, ha firmato tagli per 4 miliardi l’anno per tre anni successivi nel settore dell’istruzione e della ricerca. (!!!!!) da lei pessimamente amministrato.

Ancora una volta ci distinguiamo dal resto dei paesi, e invece di tagliare tutto e investire sulla scuola, noi tagliamo la scuola e spendiamo su tutto il resto.

La poveretta continua a negare e a ripetere il disco rotto dell’assenza di tagli (!!!!!) perchè "Tremonti me lo avrebbe detto!!"e nessuno l’ha avvertita. Il peggio è che lo fa davanti agli italiani tutti. Chissà se entrerà mai nei libri di storia questa frase: in quelli di storia della televisione sì.

Ma dico io..fosse solo per evitarle la figuraccia epocale in cui è inciampata ieri sera a Ballarò, porella: avvertitela.
Ha firmato qualcosa di cui non ha capito una cippa lippa? Si trattava della trecentesima puntata del programma e Floris commentava e incalzava divertito "Ministro..però..è vero". Epocale..

Ho visto un insolito Enrico Letta, generalmente pacato e fermo, alzarsi in un colpo di teatro epocale (e tre!) , col librone della manovra in mano, come un moderno solerte contabile sadico, per spiaccicarlo, con estrema goduria, sotto gli occhi a dir poco incompetenti della pora stella.

( http://www.youtube.com/watch?v=U2snzFQkkm0 )

Verrebbe da riderci su. Di fronte all’affannosa difesa, all’arrampicamento sugli specchi, alla grottesca distinzione proposta tra “tagli” e “minori spese” (veramente da avanspettacolo). La totalità dello studio infatti rideva.

Chi come me, come i miei colleghi, precari e non, come i nostri ragazzi vive l’effetto devastante di quelle minori spese, alla notizia delle ulteriori minori spese previste , oltre agli 8 già tolti, (ancora????? Altre?????!!!!!!!!!!!! 4x3=12!!!!!!!!!!!!! 12 miliardi…) abbiamo strabuzzato gli occhi per distinguere le minuscole cifre che trapelavano dal librone in mano a Letta. Ripetendoci in cuor nostro: non può essere vero. Quasi a dar forza alla ministra.

Non può essere vero.
E invece parrebbe la cruda verità. 12 miliardi.
Come è verità la vergogna inammissibile di un ministro che si fa togliere una somma di tale consistenza senza averne sentore e che ripete come Pierino la Peste “me lo avrebbe detto”. Me lo avrebbe detto.
Ma nemmeno il mio alunno più scarso e ingenuotto si rivela così privo di mezzi difensivi quando accampa scuse improbabili per l’ennesima impreparazione. Mi aspettavo quasi che dicesse “Perché, prof. Letta, si doveva studiare?”oppure “Manovra? No, non mi pare di averla segnata sul diario, quali pagine prof?

Se fosse stata una "prof di sinistra" (demagogia per demagogia) una figuraccia simile l'avrebbe scampata. In genere sono proprio i prof di sinistra quelli più bravi e preparati  (demagogia per demagogia), mentre lei, rigorosamente a destra, a scuola non era proprio brillante, è dovuta andar dalle suore per diplomarsi, a Reggio Calabria per abilitarsi e nemmeno nel contraddittorio, ci par di arguire, sia una gran cima.
Mentre insuperabile è nella difesa d'ufficio. Come Pierino la Peste.

E allora si aprono le scommesse: la Gelmini ci fa o ci è? E voi che l’avete votata?Ci fate o ci siete?

Ps Al commentatore casuale che posta ogni tanto su questo blog “meno male che silvio c’è”: hai un’ottima occasione per rimanere in silenzio, per tentare di capire. Fallo e diventi epocale pure tu.

Mila Spicola
Fonte: laricreazionenonaspetta.blog.unita.it

Scuola statale a rischio

Non mi scandalizza tanto l’ulteriore attacco di Berlusconi alla scuola statale e ai suoi insegnanti, accusati non solo di essere di sinistra, ma addirittura di inculcare nei loro alunni ideologie e valori diversi da quelli della famiglia (sic!), quanto il battimani della platea e, forse, il consenso di tanti genitori sempre pronti a difendere l’ignoranza dei figli contro le sincere preoccupazioni che manifestano tanti insegnanti onesti e preparati, di sinistra o di destra che siano. D’altronde, secondo il Berlusconi-pensiero, anche se esistessero insegnanti disponibili ad inculcare i principi e i valori della famiglia, come potrebbero fare? Con tutti i testi di sinistra che girano, l’impresa è davvero ardua! Ma qui c’è il vigoroso sostegno della Carlucci sorella che, dopo attente disamine sui testi scolastici, dichiara che occorre provvedere al più presto ad un’opera di bonifica, se non ad una loro totale riscrittura! “Dio, Patria e Famiglia” sarà il nuovo brand (diciamolo all’inglese, ricordando una delle tre I) della nuova scuola statale berlusconiana! L’attacco berlusconian/carlucciano non è affatto cosa da sottovalutare: fa pendant con le scelte finanziarie e ideologiche del duo Tremonti/Gelmini, impegnati da un lato a tagliare il più possibile per la sola scuola statale, dall’altro a “riordinare” – si fa per dire – un secondo ciclo di istruzione ritinteggiando i tre canali di sempre e rafforzando quel canale di gentiliana memoria di cui il nostro Paese sembra non potersi mai liberare. Il disegno di fondo dell’attuale gruppo dirigente è ormai più che scoperto: screditare e aggredire da ogni parte e con ogni mezzo la scuola statale e accreditare e rafforzare quella privata. Ed è un disegno che va maturando e rafforzandosi. Il fatto che, dopo la prima bordata sugli insegnanti che inculcano, pur dopo una parziale rettifica, ne sia seguita l’altroieri una seconda ancora più violenta, la dice lunga: l’affondo procede ed è contestuale con gli attacchi che si fanno sempre più violenti contro la magistratura. Due pilastri della nostra Repubblica, l’istruzione e la giustizia, la cultura “con cui non si mangia” e il diritto “con cui si prescrive”, sono costantemente sotto assedio. Se questa maggioranza si rafforza – e le soluzioni Scilipoti sono all’ordine del giorno – i giochi saranno presto fatti. Con un Parlamento completamente asservito e sotto
scacco, anche la democrazia è a rischio e una nuova versione del fascismo è alle porte! Con le cravatte di Marinella invece che con le camicie nere!
E allora, che fare? Serrare i ranghi in primo luogo. Gli operatori della giustizia e quelli della scuola sono in prima linea. E’ sufficiente “resistere, resistere, resistere, come su una irrinunciabile linea del Piave”, come disse Francesco Saverio Borrelli nel lontano 2002? Oppure questo Piave occorre superarlo? La parola è alla politica! Io, uomo di scuola, mi limito a considerare che su un corpo già così profondamente leso dagli improvvidi… provvedimenti del potere dominante – dalla Moratti alla Gelmini, esclusa la breve parentesi di Fioroni – occorrerebbe ritrovare un minimo di linea e di consenso. Alludo a ciò che sta accadendo con le prove Invalsi. Di questa iniziativa si può discutere quanto si vuole – e io l’ho fatto più volte – ma sarebbe nocivo per la scuola, gli insegnanti e i nostri giovani che il nostro sistema di istruzione dovesse essere compresso – non disco schiacciato – dalle bordate della destra berlusconiana e da quelle di un’ultrasinistra che vede in quelle prove la mano del demonio. Le prove Invalsi potranno avere tutti i limiti del caso, didattici e organizzativi, ma hanno a monte una ricerca, una “cultura della valutazione di sistema”: vengono da lontano, se ne parla da più di dieci anni, anche in termini normativi, e sono i primi passi che stiamo facendo per capire qualcosa di come funziona il nostro Sistema educativo nazionale di istruzione e formazione. E sono prove che in altri Paesi UE si fanno da anni e nessuno si adonta! Quindi, non confondiamo le carte in gioco: il vero pericolo sono le bordate retrive di questa maggioranza, assolutamente da respingere, non una sperimentazione che può sempre essere perfettibile! Impariamo ad alzare e abbassare la nostra voce e le nostre iniziative laddove è necessario, senza però lasciare spazi aperti a chi la scuola statale la vuole veramente affossare!
E per la prima volta sono d’accordo con quanto ha dichiarato la Mastrocola a “la Repubblica” di ieri! E’ tutto dire!

Fonte:scuolaoggi

lunedì 18 aprile 2011

Miur: nel 2011 685 milioni in più per le scuole statali

MIUR - Nell'anno scolastico 2010/2011, il Miur ha incrementato di 685 milioni di euro le risorse a disposizione delle scuole statali: +223 milioni per il funzionamento, +41 milioni per gli straordinari resi dai docenti per le supplenze, +191 milioni per il miglioramento dell'offerta formativa, 230 milioni di finanziamento straordinario per debiti precedenti.


FUNZIONAMENTO
Nel 2011 il Miur mette complessivamente a disposizione per il fondo di funzionamento delle scuole 774 milioni di euro. Tale stanziamento rappresenta il massimo storico mai raggiunto negli ultimi quattro anni.
In particolare, i 774 milioni di euro per le 10.480 scuole statali per il 2011 saranno così ripartiti:
* 132 milioni di euro per le spese di funzionamento/didattiche;
* 300 milioni di euro per acquisti di servizi che non possono essere resi dal personale accantonato (carenze di collaboratori scolastici "bidelli") in circa 4.000 scuole ;
* 321 milioni di euro per altre spese di funzionamento (TARSU, Revisori dei Conti, integrazioni per servizi esternalizzati etc.);
* 21 milioni circa del fondo cap. 1287.
Nell'ambito di questo stanziamento, il Miur ha già erogato alle scuole 380,5 milioni di euro.

SUPPLENZE
Per i finanziamenti per le supplenze dell'anno 2011 sono stati erogati, come acconto per questa voce di spesa, 303 milioni di euro. Inoltre sono disposte mensilmente assegnazioni a favore di ogni scuola, se dovessero risultare ulteriori necessità finanziarie.
Vengono rilevati mensilmente, per ciascuna scuola, gli eventuali maggiori impegni di spesa, rispetto alla somma assegnata, per supplenze brevi. Conseguentemente, verrà integrata la disponibilità finanziaria delle scuole che avranno questa eventuale necessità. Il Miur ha assicurato una disponibilità di 670 milioni, sufficiente a garantire il tasso di sostituzione ordinario (3,16%).
Per il 2011 le risorse per finanziare le ore straordinarie svolte dai docenti per sostituire i colleghi assenti sono state incrementate in via straordinaria di 41 milioni di euro, raggiungendo così la somma complessiva di 70 milioni.
Tutte le spese impegnate per supplenze brevi nel corso dell'a.s. 2009/2010 sono state coperte dal Ministero ed i relativi importi sono già stati assegnati alle scuole. Al termine dell'a.s. 2009/10, non risultano residui passivi per supplenze nelle scuole da finanziare.
Il Ministero ha erogato 16.647.638 euro a saldo delle supplenze di dicembre 2010. A questo riguardo, il Miur sta comunque verificando eventuali ulteriori somme da versare agli istituti.


MIGLIORAMENTO DELL'OFFERTA FORMATIVA
Per il 2010/2011 il Miur sta procedendo all'assegnazione di 1,5 miliardi di euro alle scuole statali per il miglioramento dell'offerta formativa, con un incremento di oltre 191 milioni di euro rispetto al 2007/08.
Le scuole dovranno utilizzare tali risorse per realizzare, tra l'altro, attività aggiuntive d'insegnamento, di recupero e di potenziamento, attività di progettazione e produzione di materiali utili alla didattica, con particolare riferimento a prodotti informatici.
Le attività didattiche aggiuntive (ad es. i corsi pomeridiani) sono quindi gratuite per le famiglie poiché, per l'appunto, finanziate dal Ministero. La loro definizione è naturalmente rimessa all'autonomia scolastica.


SITUAZIONE FINANZIARIA GENERALE
Al termine dell'a.s. 2009/10, le scuole statali, sulla base dei dati comunicati da loro stesse, disponevano di un fondo cassa di quasi 1,7 miliardi di euro, a fronte di passivi per circa 810 milioni di euro. Le stesse scuole quindi vantavano complessivamente risorse finanziarie per quasi 883 milioni di euro superiori ai debiti non ancora pagati.


FLUSSI DI CASSA
Le somme erogate dal Ministero alle scuole statali sono state pari a 2,5 miliardi di euro nell'a.s. 2007/08, ad oltre 2,595 miliardi nell'a.s. 2008/09, ad oltre 3,192 miliardi nell'a.s. 2009/10, con un incremento quindi di oltre 692 milioni nell'ultimo anno scolastico rispetto all'a.s. 2007/08 e di oltre 597 milioni rispetto all'a.s. 2008/09.


FINANZIAMENTI STRAORDINARI 2010 ALLE SCUOLE
La difficoltà finanziaria viene rilevata dalla lettura dei bilanci delle scuole, sulla base dei flussi finanziari comunicati dalle scuole stesse, e non sulla base di singole richieste direttamente poste al Ministero.
Ciò premesso, nel dicembre 2010 sono stati erogati:
· un finanziamento straordinario di 160 milioni alle scuole (2.903) che hanno debiti assunti in anni precedenti, coperti da residui attivi;
· un finanziamento straordinario di 70 milioni a tutte le scuole per il pagamento delle ore straordinarie svolte dai docenti per supplenze oltre il budget assegnato e quindi coperte da residui attivi.
Il Miur quindi nel 2010 ha, di fatto, finanziato in via straordinaria 230 milioni di "residui attivi" che le scuole hanno iscritto in bilancio per finanziare debiti altrimenti scoperti.
La legge 40/2007 prevede una detrazione d'imposta per "le erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, statali e paritari senza scopo di lucro appartenenti al sistema nazionale di istruzione di cui alla Legge 10 marzo 2000 n. 62 e successive modificazioni, finalizzate all'innovazione tecnologica, all'edilizia scolastica e all'ampliamento dell'offerta formativa".
Si tratta pertanto di una norma fiscale che conferma la natura di liberalità di tali contributi, stabilendo una detrazione d'imposta per il contribuente che decide di effettuare una donazione alla scuola.
Le istituzioni scolastiche non hanno ragioni e titolo per chiedere contributi alle famiglie se non liberalità finalizzate all'innovazione tecnologica, edilizia scolastica (di competenza degli Enti Locali), miglioramento dell'offerta formativa. Resta la facoltà di richiedere contributi per le spese di laboratorio nelle scuole secondarie di II grado.
Fonte: orizzonte scuola

Riforma "a costo zero" pagata dagli studenti Aumenti delle tasse per sopravvivere ai tagli

Nuove fasce di contribuzione, controlli fiscali più serrati, rimodulazioni degli importi da pagare: gli atenei, per compensare il taglio del Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) e per far quadrare i bilanci, dovranno cercare di massimizzare le entrate delle tasse universitarie. Un problema che interessa, a macchia di leopardo, molte realtà accademiche sparse in tutta Italia: a fronte di un sottofinanziamento statale le università saranno costrette a chiedere "un aiuto concreto" ai propri iscritti per sopravvivere. Al momento la situazione è fluida, difficile fare previsioni: c'è chi ha già aumentato le tasse lo scorso anno e sta pensando a un "ritocchino" per il prossimo; chi non ha alzato gli importi ma ha ridotto giocoforza il capitolo "diritto allo studio"; chi, ancora, pescherà principalmente nelle tasche dei fuoricorso. Il trend comunque è chiaro: la Riforma dell'Università "a costo zero" - secondo la vulgata cara al ministro Gelmini - verrà pagata soprattutto dagli studenti.

Catania, caso emblematico. A giugno scorso il Senato Accademico ha deliberato l'aumento delle tasse, una decisione praticamente obbligata, come spiega il rettore Antonio Recca: "Non si è potuto procedere in modo diverso, considerata la necessità di compensare, almeno parzialmente, i gravi tagli operati dal governo nazionale al finanziamento ministeriale delle università statali. Tagli che hanno prodotto una situazione di difficoltà

finanziaria e che rischiano di mettere in crisi l'equilibrio di bilancio degli atenei nell'esercizio 2011, con la prevista riduzione dei circa 20 punti percentuali dell'Ffo". E nuovi tagli porterebbero ad ulteriori ritocchi verso l'alto della retta d'iscrizione.

Lecce, facoltà di extra-gettito. L'Università del Salento a metà febbraio ha deciso di applicare dei "filtri di merito" alle due fasce di reddito più basse, per racimolare proprio lì l'extra-gettito (1,6 milioni di euro, ndr) necessario a chiudere il bilancio. Una manovra che l'Unione degli Universitari di Lecce ha avversato fin dal primo momento - considerandola come "un mezzo per poter riempire il buco creato dai tagli ai fondi ministeriali" -  promuovendo la campagna contro il caro-tasse "io non merito l'aumento". Dopo cinquanta giorni di protesta, a fine marzo il Consiglio di Amministrazione dell'ateneo salentino ha fatto un passo indietro sul provvedimento, mitigando la portata degli aumenti già approvati: 765mila euro di extra-gettito saranno infatti coperti dai fondi della Regione Puglia (per 710mila) e dalla Commissione Diritto allo Studio (per altri 55mila), abbassando complessivamente del 48% la quota degli aumenti previsti.

"Serve un'inversione di tendenza". Il neopresidente della Crui Marco Mancini, rettore della Tuscia di Viterbo, appena insediatosi ha denunciato la situazione precaria in cui versa l'intero comparto accademico: "Il progressivo definanziamento dell'università sta conducendo l'innovazione nel nostro Paese a minimi epocali, che difficilmente potremo recuperare se la tendenza non si inverte immediatamente. Proseguire sulla strada che vede l'alta formazione e la ricerca come spese e non come investimenti equivale a mettere una pesantissima ipoteca sul futuro di intere generazioni". Un progetto di rilancio che non si può certo fare "a costo zero": "Accanto all'impegno dell'università nei confronti della società è necessaria una rinnovata presa di coscienza da parte dello Stato e della politica rispetto alla partita che si sta giocando sul piano internazionale".

Roma, tra rimodulazioni e controlli. I principali tre atenei pubblici della Capitale stanno cercando di fronteggiare la situazione ciascuno a suo modo. La Sapienza "per il 2011/2012 non prevede alcun aumento delle tasse, fatto salvo l'adeguamento all'inflazione". D'altra parte l'intero sistema di tassazione è stato rivisto l'anno scorso, con effetti sull'a. a. in corso: non aumenti generalizzati ma rimodulazione delle fasce di contribuzione - i redditi più alti hanno pagato di più - e potenziamento dei controlli. Tor Vergata, dal canto suo, "non ha ancora preso una decisione definitiva" e affronterà il problema in Senato Accademico tra maggio e giugno: "Presumibilmente un aumento ci sarà, ma non si può dire ora di quale entità", fanno sapere dal secondo ateneo capitolino. A Roma Tre, invece, nessun aumento, come sottolinea il rettore Guido Fabiani che aggiunge: "Attualmente è in vigore un sistema - concordato con le rappresentanze studentesche - che definisce circa 20 fasce contributive in rapporto al reddito".

Politecnici, nessun aumento di rilievo. I tre Politecnici statali italiani si pongono in netta controtendenza rispetto al trend generalizzato di crescita delle pressione fiscale sugli iscritti: quello di Torino "ha scelto di procedere semplicemente all'adeguamento Istat delle tasse, senza applicare ulteriori aumenti"; in quello di Milano "dal 2005/2006 le tasse non variano". Un discorso a parte merita quello di Bari, che proprio l'anno scorso ha modificato il sistema di tassazione, come spiega il rettore Nicola Costantino: "Nel 2010 il Politecnico di Bari era l'università con le tasse più basse d'Italia. Ha rivisto il proprio regolamento-tasse operando su tre fronti: combattendo l'evasione fiscale, attraverso l'obbligo della certificazione ISEEU; aggiungendo due aliquote per i redditi più alti; infine, rimodulando le detrazioni per merito e gli aumenti per i fuoricorso".

Atenei off-limits per i fuoricorso. Nell'assegnazione dei fondi ministeriali alle università la percentuale di studenti fuoricorso incide negativamente: per questo alcuni atenei, dove il problema è particolarmente "sentito", corrono ai ripari emanando provvedimenti "retroattivi" di decadenza dagli studi. Lo scorso giugno l'Università di Cagliari ha deciso di affrontare in primis la situazione dei fuoricorso-storici del vecchissimo-ordinamento (ante 509/1999, ndr): la decadenza scatterà una volta raggiunto il doppio della durata legale del corso di studi; stessa sorte - a partire, però, dal 2012 - anche per gli iscritti agli ordinamenti successivi. Il Senato Accademico dell'Università di Palermo - il 18 gennaio, con un provvedimento analogo - ha operato una "stretta" sui fuoricorso: con l'espressione burocratica "il doppio della durata legale più uno" si stabilisce, senza ulteriori deroghe, il parametro da rispettare per poter continuare a sperare nell'agognato "pezzo di carta".
Fonte: Repubblica

domenica 17 aprile 2011

Il Tar boccia la Gelmini: “Illegittimi i tagli agli organici”. Ora il governo deve rimediare

Nuova bocciatura per il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini: il Tar del Lazio ha dichiarato illegittimi i tagli degli organici delle scuole attuati dal 2009 ad oggi. Si calcola che siano almeno 67mila cattedre. La sentenza accoglie un ricorso presentato dalla Cgil scuola e una serie di gruppi di scuole e di genitori.
Un brutto colpo non solo per la Gelmini, ma per l’intero governo che a questo punto sarebbe chiamato a ripristinare i posti cancellati rinunciando in tal modo ai risparmi di bilancio programmati. Il Tribunale amministrativo (sentenza 3251 depositata il 14 aprile 2011) ha ritenuto che il ministero dell’Istruzione, prima di disporre la determinazione degli organici, avrebbe dovuto seguire la procedura indicata dall’art. 22 della legge 448/2001 che prevede la previa consultazione delle Commissioni parlamentari, anziché avvalersi, come avvenuto, delle successive indicazioni contenute nell’art. 64 della legge 133/2008 sulla razionalizzazione del sistema di istruzione.
Fonte: vergognarsipuntoit

Pittoni salverà i docenti del nord con un piano segreto

Chiamiamolo piano D. Dopo il piano A delle code, dopo il tentativo B di congelamento delle graduatorie fallito nel Milleproroghe, dopo il piano C, quello che dovrebbe uscire dalle stanze del Ministero (ma lo stesso direttore generale Chiappetta ammette la confusione in cui naviga il Miur, "causa eccessiva litigiosità tra le parti") ci pensa il sen. Pittoni a scongiurare lo scavalcamento dei docenti inseriti nelle graduatorie del Nord. Ma non ci vuole dire come. Come transitare verso il grande progetto della riforma del reclutamento su base regionale.
Restano legate alle decisioni di questi giorni le sorti degli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, dato che i tempi per avviare la macchina organizzativa per prepare le liste valide per l'anno scolastico 2011/12 sono ormai stretti.
Non ci sta il sen. Pittoni a permettere che docenti con punteggi abnormi scavalchino gli iscritti nelle graduatorie del Centro Nord. E' questo il nucleo dell'argomentazione del senatore Leghista: "Non sarebbe corretto fare di tutta l'erba un fascio ma su otto voci che concorrono a fare punti, almeno cinque si prestano a giochi scorretti". E non manca di fare accenno a quali sarebbero queste voci, cioè "i corsi che hanno generato un "mercato dei punti", costringendo a versare soldi, per sopravvivere in graduatoria anche persone che non si sarebbero mai sognate di scendere a compromessi"
Non potrebbe invece essere che i punteggi abnormi siano dovuti ad una maggiore permanenza nelle graduatorie?
Fonte: orizzonte scuola

Qualcuno ha preso l'abilitazione all'estero? E' stata poi riconosciuta in Italia?

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Berlusconi: «Dai docenti di sinistra valori contrari alla famiglia»

Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato a Padova a una riunione dell'Associazione nazionale delle mamme, ha sottolineato che i genitori oggi possono scegliere liberamente «quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi da quelli della famiglia». «CARE MAMME» - Il premier, parlando dell'azione del governo ha ricordato l'introduzione di leggi contro la violenza sessuale e il reato di stalking. Si è detto quindi convinto delle grandi capacità delle donne: «Siete più brave di noi uomini, a scuola, sul lavoro, siete più puntuali, più precise e più responsabili. Anche per questo ho voluto che nel nostro governo ci fossero ministri donne e mamme che sono attivissime e bravissime». «Care mamme - ha concluso - vi garantisco che il governo continuerà a lavorare con lo stesso entusiasmo e con lo stesso impegno per valorizzare il vostro ruolo nella famiglia nel mondo del lavoro e nella società». Berlusconi nella nota si è congedato con «un bacio e un saluto affettuoso a tute voi con l'augurio che possiate realizzare tutti i progetti e i sogni che avete nella mente e nel cuore».
Fonte: corriere della sera

Salta il reality con protagonisti i precari della scuola

Secondo il quotidiano online, il reality show sul quale stava lavorando Canale 5 e che prevedeva la presenza di ex concorrenti del "Grande fratello" e docenti precari disoccupati non si farà più.
Troppe polemiche? Da Mediaset tengono a precisare che non c'è stata alcuna relazione tra la bufera di questi giorni che ha visto scagliarsi contro il progetto associazioni di docenti precari, nonchè sindacati del calibro di FLCGIL e FGU (ex Gilda). Anche se non viene data alcuna motivazione ufficiale.
Fonte: giornalettismo.com

Aggiornamento graduatorie esaurimento (tempi stretti)

vedi domande e risposte da voglioilruolo

“CERCANSI INSEGNANTI”...

E' il cartello apparso qualche giorno fa all’entrata di una primaria vicino Pavia. Non è un caso isolato: sono sempre più frequenti le situazioni di graduatorie esaurite. E gli istituti non riescono a sopperire con quelle d’istituto. Il motivo? L’assenza decennale di concorsi e il dimezzamento del numero di scuole dove candidarsi.
In base alle ultime stime ministeriali, in tutta Italia sono un’immensità: 830.000. Eppure sono sempre di più i precari che, almeno tra il corpo docente, scarseggiano e lasciano le scuole con le cattedre scoperte. Alle superiori sono diventanti “merce rara” i supplenti, soprattutto gli abilitati, in Friuli Venezia Giulia, Veneto Toscana: tra le materie tecniche, per le quali in diversi casi non vi sono più candidature in nessun tipo di graduatoria, trovarne qualcuno disponibile è diventata un’impresa. Alla primaria l’allarme rosso è già scattato, soprattutto in Toscana, dove gli istituti lontani dai grandi centri sono spesso disdegnati e i dirigenti scolastici devono ricorrere ad aspiranti privi di abilitazione.

Alle elementari e all’infanzia, dove la presenza di docenti donne è vicina alla totalità, il problema è generalizzato: basta che la maestra titolare rimanga in stato interessante e, 99 volte su 100, scatta la gravidanza a rischio. E quindi l’assenza prolungata, nove volte su dieci, per un anno. Una gioia per la famiglia che si allarga, un problema in più per le scuole, sempre più a corto di personali e supplenti.
Uno dei casi limite è capitato in questi giorni in provincia di Pavia, a Landriano, dove all’entrata di una scuola primaria è apparso il cartello “Cercasi insegnanti”. I dirigenti scolastici hanno tamponato la situazione con i supplenti in possesso del solo titolo di studio (il diploma di maturità magistrale): aspiranti che, però, non hanno esperienza e che alle famiglie fanno spesso masticare amaro. Ma capita che, come nel pavese, anche i candidati fuori graduatoria siano esauriti. In questi casi per la scuola non c’è scelta: in attesa che arrivi il supplente (ma chi?) si dividono le classi e si mandano i gruppi di alunni in quelle con le maestre dietro la cattedra, creando però quasi sempre situazioni che non rispettano i limiti in vigore (25 bimbi per classe) per quel che riguarda la sicurezza scolastica.
Ma come si mai si è arrivati a questo? Oltre all’ormai decennale assenza di concorsi - che dovrebbe a breve essere superato con l’imminente introduzione del nuovo reclutamento - il motivo è anche organizzativo: con il regolamento in vigore, introdotto dal Miur da alcuni anni, le domande nelle graduatorie d’istituto possono essere fatte solo a dieci istituti comprensivi e due circoli. La metà, in pratica, di quelle che potevano essere indicate in passato. Il risultato è che quasi tutti gli aspiranti supplenti scelgono le scuole più grandi, collocate nei centri principali, soprattutto nei capoluoghi, dove vi sono più chance di lavorare. Così nei comuni più piccoli, in prevalenza situati in zone montane e isolate, può capitare anche che appaia il cartello “Cercasi insegnanti”.

Governo: diminuirà la spesa per l’istruzione

Per i prossimi anni l’Italia investirà meno risorse finanziarie (Pil) per l’istruzione.
Lo prevede il Documento di Economia e Finanza 2011 varato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero dell’Economia e Finanze.
La percentuale del Prodotto interno lordo (pil), cioè la ricchezza del Paese, relativa all’istruzione e determinata per il 2010 (come per il 2005) nella misura del 4,2%, per gli anni e i decenni successivi tenderà gradualmente a diminuire.
 Già nel 2015 sarà sceso al 3,7%, nel 2020 al 3,5%, nel 2025 al 3,4% e continuare lentamente a decrescere fino al 2040 per riprendere a salire lentamente nei quinquenni successivi.
Stupisce questa previsione di minor investimento per l’istruzione, ma la spiegazione (tecnica) è contenuta nello stesso Documento che precisa, in proposito che le previsioni sono frutto di proiezioni effettuate utilizzando i modelli di previsione di medio-lungo periodo della Ragioneria Generale dello Stato.
In particolare (e questa sembra essere la spiegazione della flessione del Pil) le previsioni sono conseguenti alle variazioni demografiche e macroeconomiche elaborate da Eurostat nel 2007 che hanno evidenziato per l’Italia una tendenza di flessione del flusso immigratorio, il calo di fecondità delle donne, l’invecchiamento complessivo della popolazione.
Nei prossimi quinquenni vi dovrebbe essere, quindi, un costante decremento della popolazione scolastica con conseguente minor fabbisogno di classi, docenti, personale Ata, servizi, ecc. La spesa per l’istruzione dovrebbe, quindi, diminuire strutturalmente.


Scuola, organici docenti: grave situazione della scuola primaria di Roma



FLC CGIL - CISL SCUOLA - UIL SCUOLA - SNALS CONFSAL - GILDA UNAMS
In merito all’assegnazione dell’organico alle scuole primarie per l’anno scolastico 2011/12 per la provincia di Roma le Organizzazioni Sindacali denunciano la situazione di estremo disagio che subiranno le scuole per i seguenti motivi:


Non viene rispettato il dettato della circolare ministeriale sugli organici n. 21 del 14 marzo 2011, laddove “conferma” l’assegnazione di 2 docenti per classe al tempo pieno e per un orario complessivo di 44 ore. Le future prime classi nella grande maggioranza dei casi avranno assegnate un totale di 40 ore di lezione che non necessariamente sarà assegnato a 2 insegnanti
L’organico così come definito comporterà
- La formazione dei prime classi con 26/27 alunni, anche in presenza di due alunni disabili
- L’impossibilità di soddisfare tutta la richiesta di tempo pieno avanzata dalle famiglie
- La mancata garanzia della copertura del modello organizzativo basato su 30 ore
- Lo sconvolgimento degli attuali modelli organizzativi della scuola primaria
L’organico  degli insegnanti specialisti di L2 è passato da 445 posti a 98 posti. L’insegnante specializzato rischia di avere attribuite fino a 10 ore di insegnamento specifico su più classi  e non più sulla sola classe di titolarità.
In queste condizioni è sempre più difficile assicurare il tempo scuola che consenta una organizzazione didattica funzionale alla migliore qualità della scuola.
Chiediamo all’Ufficio Scolastico  per la Provincia di Roma di riconsiderare la determinazione dell’organico della scuola primaria e di  porre in atto tutte le iniziative che consentano l’adeguamento della proposta di assegnazione all’effettiva necessità delle scuole di questa provincia.

Fonte: orizzonte scuola