martedì 17 maggio 2011

E' CACCIA APERTA ALLE ASSUNZIONI...


Per il primo anno di assunzioni si utilizzeranno le vecchie graduatorie. È questa l'ultima novità del decreto legge n. 70/2011 con cui l'articolato è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 110, dopo le correzione chieste dal Colle. Confermate le anticipazioni sul piano triennale 2011-2013 di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili, è spuntata la retrodatazione dei contratti del primo anno del piano (30 mila prof e 35 mila Ata, secondo stime ministeriali) alle graduatorie 2010/2011 (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di giovedì scorso).

Un chiaro tentativo di evitare che le maggiori disponibilità di posti siano assorbite da docenti del Sud arrivati all'ultimo momento nelle graduatorie del Centro-Nord, causa aggiornamento delle liste. Alla luce del numero di posti vacanti, dei pensionamenti e degli esuberi, la disponibilità record di posti, secondo stime della Cisl scuola, elaborate sulla base dei dati ministeriali, spetta alla Lombardia, che da sola ha oltre 5.200 posti disponibili. Seguita dal Lazio, a 3.500, e dalla Toscana, a quota 3.200. In regioni come la Campania ci sarebbero «solo» 2500 posti vuoti in organico di diritto, cento in più del Piemonte e meno di duecento rispetto al Veneto. Briciole, se le stime fossero confermate, per la Sicilia che, tra tagli e pensionamenti, dei 1.770 posti disponibili sulla carta se ne ritroverebbe solo con 125 di spendibili per le assunzioni. Neanche il doppio di una regione che non raggiunge i tre zeri, la Basilicata che vanterebbe 90 posti disponibili. Discorso analogo per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo, che ha da spartirsi un bottino anche più consistente, stimato in 35 mila posti. La situazione ha indotto il ministro dell'istruzione a cedere alla richieste della Lega Nord di sterilizzare gli effetti dell'aggiornamento delle graduatorie. Per evitare, è la motivazione appoggiata anche da alcuni sindacati, che sul primo anno delle assunzioni ci sia una vera e propria guerra tra poveri: tra vecchi iscritti in graduatoria, arrivati magari proprio dal Nord anni fa, e gli ultimi, arrivati a seguito dell'aggiornamento di provincia e punteggi in corso in questi giorni. L'utilizzazione delle graduatorie dell'anno scolastico 20110/2011 vanifica anche l'effetto delle immissioni a pettine nelle liste permanenti che il commissario ad acta sta disponendo a seguito delle sentenze di condanna. E sul fronte dei ricorsi, è scomparsa dal decreto legge sviluppo la norma che impediva il riconoscimento della ricostruzione di carriera e i risarcimenti per i contratti di durata superiore ai tre anni. Visto che si tratta di materia di attinenza con la normativa europea, l'emendamento dovrebbe essere ripescato in sede di Comunitaria. Ma si tratta di un'ipotesi su cui grava pesantemente il sospetto di contrarietà del Quirinale. Confermata invece la previsione del divieto di trasformazione automatica nella scuola dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.
Il vincolo di permanenza sulla sede di prima destinazione viene portato da tre a cinque anni. Così come il divieto di poter fare ogni tipo di mobilità, anche per motivi di famiglia, ovvero le cosiddette assegnazioni provvisorie. L'aggiornamento delle graduatorie da quest'anno passa da biennale a triennale.
La partita sulla scuola non è però finita. Perché da un lato c'è il passaggio parlamentare per la conversione in legge del dl, dove la Gelmini dovrà dimostrare di essere capace di tessere intese, anche bipartisan, per blindare il suo piano contro i tentativi di modificarlo (si pensi per esempio alla retrodatazione delle assunzioni che mal sarà digerita dal cosiddetto partito del pettine). E dall'altro c'è la sessione negoziale, tra le precondizioni per attuare il piano di immissisoni in ruolo, che dovrà definire l'ammontare delle assunzioni e ridiscutere del contratto.
Tutti i sindacati della scuola, questa volta è concorde anche la Flc Cgil, chiedono che il tavolo negoziale si apra quanto prima. Intanto, i docenti e gli Ata dovranno prenotare la nuova provincia di lavoro, al netto dei trasferimenti. Ad oggi vale solo per il secondo anno del piano di immissioni, ma chissà.
 

sabato 14 maggio 2011

Lega, docenti del centro-nord a rischio estinzione

Poche ore dopo la pubblicazione del decreto ministeriale per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento che prevede anche la possibilità di trasferimento ad altra provincia, avvalendosi dell’intero punteggio acquisito (con diritto all’inserimento a pettine), la Lega, per voce del sen. Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord in commissione Istruzione del Senato, esprime tutta la sua preoccupazione per i possibili effetti dei trasferimenti e lancia un vero e proprio grido d’allarme per i possibili contraccolpi sociali e occupazionali.
Il ripristino della possibilità di trasferimento degli insegnanti precari da una provincia all’altra – dichiara Pittoni, -  getta nel panico decine di migliaia di docenti. Il rischio è che una parte del territorio sia spazzata via dall’istruzione”.
Per rimettere sotto controllo la situazione – annuncia il parlamentare leghista – abbiamo presentato al ministro Gelmini un piano in 8 punti. Vi sono infatti zone dove, per motivi tutti da approfondire, gli iscritti vantano punteggi anche doppi rispetto ad altre.
Secondo il sen. Pittoni, “senza interventi mirati, non essendo stata ancora varata la riforma del reclutamento che rivedrà i criteri di acquisizione dei punti (che oggi hanno poco a che fare con il merito), ci sarà l’assalto alle regioni del Centro-Nord e decine di migliaia di insegnanti locali e del Sud (ma che nel 2007, quando le graduatorie sono state dichiarate “ad esaurimento”, hanno scelto di stabilirsi al Nord), perderanno il posto per fare spazio a chi allora questa scelta non l‘ha fatta e adesso – conclude il parlamentare - potrebbe addirittura essere premiato con il ruolo”.

Decreto aggiornamento graduatorie permanenti con modello di domanda e allegati

 Visita il sito della pubblica istruzione per visionare il decreto ministeriale

http://www.istruzione.it/web/istruzione/prot4054_11

mercoledì 11 maggio 2011

"Prendiamo sul serio il nostro futuro": la lettera aperta sulla Scuola...

Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo

Promossa dagli Editori Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax)Carmine DonzelliFederico Enriques (Zanichelli),Carlo FeltrinelliSandra e Sandro Ferri (E/O)Sergio Giunti e Bruno Mari (Giunti)Alessandro e Giuseppe LaterzaStefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol)Paolo Mieli (RCS)Antonio e Olivia Sellerio
La scuola è risorsa essenziale per il libero sviluppo delle persone e per la crescita sociale, economica, culturale e civile di ogni Paese. In Italia lo è sempre stata: ha reso un insieme di sudditi analfabeti degli antichi stati una comunità di cittadini italiani. Lo è ancora più oggi, in un’epoca in cui il “capitale umano”, l’insieme delle conoscenze di cui disponiamo, è il fattore decisivo per il successo degli individui e delle nazioni.

L’articolo 34 della Costituzione Italiana sancisce inequivocabilmente che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». In passato il diritto dei più deboli nella società italiana è stato garantito soprattutto dall’estensione dell’obbligo di frequenza della scuola pubblica (nella «scuola pubblica» la legge italiana comprende anche le scuole paritarie a gestione privata), e dalla qualità del suo insegnamento, che hanno riscattato dalla miseria milioni di cittadini.

In particolare, la scuola pubblica statale è luogo del pluralismo, affidato a docenti reclutati in base alla propria professionalità e non alle convinzioni politiche, alle fedi religiose o all’appartenenza a qualsiasi gruppo o associazione o categoria. Nel mondo globalizzato è fondamentale conoscere chi è lontano da noi, per saperne cogliere i valori e le potenzialità, e perché altri possano conoscere – a loro volta – i nostri valori e le nostre potenzialità.
La scuola pubblica statale è perciò anche luogo di integrazione tra individui provenienti da diversi ambienti familiari, sociali, culturali. Nella scuola pubblica statale bambini e ragazzi di diversa estrazione sociale imparano ad apprezzare la diversità. Nella scuola pubblica statale il patrimonio culturale della famiglia entra in contatto in modo fertile con quello di altre famiglie.
Questa è la missione della scuola pubblica statale diversa da ogni altra istituzione formativa, che legittimamente si proponga altre finalità a partire da una visuale parziale della cultura, della religione, della società, dell’economia. Se, infatti, è un diritto di ogni famiglia mandare i propri figli a scuola solo insieme a chi condivide la stessa visione del mondo (la libertà di insegnamento è infatti riconosciuta dall’articolo 33 della Costituzione), per il benessere della società nel suo insieme è conveniente e auspicabile che la grande maggioranza dei cittadini abbia una formazione comune ispirata ai valori del pluralismo e della Costituzione.

Per rendere effettivo questo principio lo Stato deve investire più risorse nell’istruzione pubblica statale, consentendo alle istituzioni scolastiche autonome di dotarsi di strumenti adeguati a svolgere la propria missione. Occorrono docenti qualificati e ben retribuiti. Ma occorrono anche edifici ben tenuti, aule attrezzate, laboratori moderni, biblioteche aggiornate.
Purtroppo l’investimento nella scuola pubblica statale è stato inadeguato – ben al di sotto dei livelli medi dei Paesi UE – per gran parte della storia unitaria italiana, al punto che oggi spesso non è in grado di garantire neppure i servizi minimi. Di questa situazione ognuno di noi deve preoccuparsi, perché essa è anche frutto dell’indifferenza.
Dobbiamo tutti fare qualcosa per la scuola di tutti. Non dobbiamo lasciarla sola a chiedere attenzione. Se è vero – come sentiamo continuamente ripetere – che nella scuola si costruisce il futuro dei nostri figli e, quindi, del nostro Paese, nessuno può guardare alla questione «dall’esterno». Chi ricopre cariche istituzionali e politiche deve avvertire la forza dell’opinione pubblica. Chi ha più responsabilità e potere nella società, nell’economia e nella cultura deve essere il primo a impegnarsi.
Facciamo dell’istruzione un tema centrale di discussione tra i cittadini, nelle scuole e in ogni altro luogo di incontro, con la competenza e l’urgenza che la materia necessita.
Firmiamo questa lettera aperta in ogni luogo a partire dalle stesse scuole pubbliche statali.

Prendiamo sul serio il nostro futuro.
 

martedì 10 maggio 2011

Graduatorie, tutto pronto ma il decreto non viene pubblicato

E' notizia di ieri sera che l'atteso decreto ministeriale per l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento sia stato firmato dal Ministro, con le modifiche apportate dall'art. 9 del Decreto Legge sullo sviluppo. Il decreto non viene ancora emanato, in attesa che anche il Decreto sullo sviluppo sia pubblicato, in modo da avere un raccordo tra le due pubblicazioni. Pertanto non è ancora possibile presentare la domanda, dobbiamo attendere la pubblicazione ufficiale da parte del Ministero.
Intanto il ministero ha predisposto l'applicazione per la visualizzazione della consistenza delle graduatorie provinciali ad esaurimento del personale docente ed educativo, con l'obiettivo di fornire l’informazione relativa al numero di aspiranti presenti in graduatoria, suddivisi per fascia di appartenenza, al fine di rendere il più possibile oggettiva l’informativa per gli aspiranti.
Il ministero non precisa però che le graduatorie considerate sono al netto dei nominativi dei ricorrenti che dalle graduatorie di coda vengono inseriti in questi giorni nella posizione spettante a pettine (gli Ambiti Territoriali stanno predisponendo proprio in questi giorni le graduatorie aggiornate, e non tutti hanno terminato il processo), e non dice nulla sulla "pulizia" delle graduatorie dai nominativi di coloro che nell'a.s. 2010/11 hanno ottenuto l'incarico a tempo indeterminato (ci auguriamo che questa operazione, seppure sotto silenzio, sia stata completata).
Il ministero avverte però che per ciascuna provincia e tipologia di insegnamento sono presi in considerazione i soli aspiranti inclusi a pieno titolo, quindi va considerato anche il numero di coloro che in occasione di quest'aggiornamento scioglierà la riserva.
Fonte: orizzonte scuola

martedì 3 maggio 2011

GRADUATORIE. IL MIUR CORRE AI RIPARI...



Dopo la “sconfitta” della sentenza della Consulta che ha imposto sulle vecchie graduatorie ad esaurimento l’inserimento a pettine, il Miur cerca di rompere l’accerchiamento giudiziario tentando di sterilizzare parzialmente la direttiva europea che prevede l’equiparazione di trattamento tra personale a tempo determinato e indeterminato.

Si vuole evitare un nuovo fronte di sentenze dei giudici del lavoro che potrebbero seguire l’esempio di quello di Siena che ha riconosciuto il diritto di accedere direttamente al ruolo ad un’insegnante precario confermato per tre anni sulla stessa sede. È vero che quella sentenza, su ricorso del Miur, è stata annullata subito dalla Corte d’appello di Firenze, ma potrebbe comunque generare un pericoloso proliferare di sentenze di tribunali a favore dei precari, difficile da fronteggiare in un momento di forte criticità nella gestione delle graduatorie ad esaurimento.
La decisione è stata resa nota nel corso di un incontro sindacale al ministero dell’istruzione; il Miur, infatti, ha informato i sindacati sulla predisposizione da parte del Governo di un decreto legge di "accompagnamento" che "aggira", per i soli lavoratori della scuola, l'applicazione della normativa europea in materia di contratti a termine, con la motivazione della particolarità delle procedure previste per l'assunzione del personale della scuola, che giustificherebbe la deroga dal limite del triennio come vincolo per la stabilizzazione.
Pronta la reazione negativa della Cgil-scuola secondo la quale “Si tratta di un intervento inaccettabile che penalizza ulteriormente i precari e che la FLC CGIL contrasterà con tutti i mezzi e in tutte le sedi disponibili”. Una reazione, quella del sindacato di Pantaleo, che sembra dettata anche dalla volontà di “smarcarsi” dalla posizione unitaria di condivisione delle politiche sulle graduatorie, per allinearsi alle scelte radicali dell’Anief che in questi due anni ha contestato in sede giudiziaria le scelte del Miur concordate con tutti i sindacati rappresentativi (accodamenti compresi).

Immissioni in ruolo, 5 anni blocco trasferimenti. Continuità didattica o punizione?

Il ministero ha comunicato ai sindacati, nella riunione del 28 aprile, che il decreto sulle graduatorie ad esaurimento sarà accompagnato da un intervento di natura legislativa "per introdurre correttivi rispetto alle criticità emerse nell’ultimo periodo". Un intervento, all'interno del decreto legge sullo sviluppo, che dovrebbe prevedere, tra l'altro, l'innalzamento del vincolo di permanenza nella provincia di assunzione in ruolo da 3 a 5 anni, senza neanche la possibilità di poter richiedere nel frattempo l'assegnazione provvisoria (salvo i casi previsti da leggi speciali in merito).
La motivazione, che giunge da fonti politiche: garantire la continuità didattica, evitando il fenomeno del "prendi il ruolo e fuggi", e dunque dare stabilità agli organici. Ma la continuità didattica può essere imposta solo ai docenti che saranno immessi in ruolo dal prossimo 1° settembre o è un discorso che riguarda anche gli insegnanti che sono già in ruolo?
Garantire la continuità didattica, avere organici stabili, assicurare un lavoro che permetta di strutturare e portare avanti piani di lavoro pluriennali, il sogno di molti insegnanti italiani.
In questo senso crediamo che dare una veste legislativa a cosa si intenda per "continuità didattica" sia molto importante, e non ci sembra ci siano state rimostranze da parte sindacale, sul numero di 5 anni per dimostrare tale continuità.

Ma, ci chiediamo, come è possibile che la garanzia della continuità didattica possa essere affidata solo ai neo immessi in ruolo dal 1° settembre 2011, e non in linea generlale a tutti i docenti oggi in ruolo? Chi è stato assunto in ruolo dal 1° settembre 2010 è esente dal concetto di continuità didattica, dato che può richiedere l'assegnazione provvisoria già dal prossimo anno scolastico, e chi viene assunto dopo soli 12 mesi si trova a dover garantire 5 anni di "effettivo servizio"?
Inoltre, una delle ipotesi allo studio (sempre da fonte sindacale) è quella di assegnare 12.800 posti in ruolo con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2010. In questo caso, il docente assunto con retrodazione giuridica della nomina, dovrebbe garantire o meno la continuità didattica?
E ancora, il suo contratto è diverso da quello del collega che lo ha stipulato nel corso dell'anno scolastico? (Ricordiamo che, a causa dei ritardi che si accumulano negli uffici scolastici, sono state conferite numerose immissioni in ruolo giuridiche, cioè con decorrenza giuridica 1° settembre 2010 ed economica 1° settembre 2011, come quelle che si vorrebbe assegnare adesso).
E a ben guardare, cosa è cambiato, dal punto di vista didattico, rispetto alle immissioni in ruolo fatte con decorrenza 1° settembre 2010? Cosa può spingere a richiedere in Parlamento una norma severa che eviti la mobilità dei docenti di ruolo?

Questo provvedimento, esteso a tutti i docenti di ruolo, potrebbe realmente creare una vera e propria rivoluzione all'interno delle scuole. Altrimenti, se il riferimento di blocco dei trasferimenti dovrà essere rivolto solo ai 52.800 docenti che dovrebbero essere assunti nei prossimi tre anni (questo il numero richiesto di immissioni in ruolo, non ancora autorizzato) potrebbe suonare come una sorta di punizione imposta per la ritrovata mobilità territoriale nelle Graduatorie ad esaurimento, che consentirà nel prossimo aggiornamento, di poter inserirsi in una qualsiasi provincia.

I docenti già in ruolo sanno che potrebbero essere coinvolti da questo provvedimento? Sono stati informati dalle organizzazioni sindacali? Concordano con il provvedimento?
Ci piacerebbe ascoltare anche il loro parere.

Fonte: orizzonte scuola

Prof supplenti, tutti contro tutti così si è arrivati al pasticcio precari

Il pasticcio del governo sulle graduatorie dei supplenti ha scatenato la guerra di tutti contro tutti. Migliaia di ricorsi e intervento dei giudici amministrativi, prima, e costituzionali, dopo. Sindacati contro sindacati, supplenti contro supplenti e politici a difesa dei propri elettorati, a prescindere dai partiti di appartenenza. E adesso si spettano le ultime mosse del governo, che non mancheranno di suscitare altre polemiche. Qualsiasi intervento scontenterà comunque una parte. Ma come si è arrivati a questa guerra senza esclusione di colpi?

Il precariato della scuola "moderno" ha una quarantina d'anni. Fu il democristiano Franco Maria Malfatti, nel 1974, a varare il decreto che istituì il cosiddetto "doppio canale". A palazzo Chigi, per la quinta volta, era salito Mariano Rumor. Il decreto 416 stabiliva che per accedere al ruolo, oltre che attraverso il concorso a cattedre, si poteva partecipare anche al concorso per soli titoli. Il requisito essenziale, oltre al diploma o alla laurea e all'abilitazione all'insegnamento, per accedere alla graduatoria provinciale era quello di avere insegnato nella scuola statale per almeno due anni scolastici, che successivamente diventarono 360 giorni.

Era dunque sufficiente avere prestato servizio un paio d'anni da precario per accedere ad una graduatoria che garantiva il ruolo, bastava sapere aspettare qualche anno. Ma le graduatorie del concorso per soli titoli duravano fino all'indizione della selezione successiva. E nel 1999, l'allora ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer, le trasformò in graduatorie "permanenti".

Coaì nel 2007, accompagnato da un piano di 150 mila immissioni in ruolo, l'allora ministro  Fioroni trasforma le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, consentendo per l'ultima volta  -  nell'aggiornamento per gli anni il 2007/2009  -  il trasferimento di provincia. Fu allora che migliaia di precari meridionali, con punteggi record, decisero di trasferirsi, dalle graduatorie delle regioni settentrionali, nuovamente al Sud. Il piano di immissioni in ruolo varato dal governo Prodi garantiva anche i precari delle affollate liste del meridione. Ma una parte decise comunque di rimanere al Nord: sarebbero entrati di ruolo prima con i punteggi accumulati in quegli anni.

Quando a viale Trastevere si trasferì Mariastella Gelmini, nel 2008, il mega-piano di assunzioni venne bloccato così come, nell'aggiornamento delle graduatorie per gli anni 2009/2011, il trasferimento di provincia. Di conseguenza, le graduatorie di merito del Sud rimasero ingolfate e quelle del Nord semivuote. E per evitare che rimanessero centinaia di cattedre vuote vennero inventate le graduatorie "di coda": ogni precario poté scegliere altre tre province dove essere inserito in coda.

Nel frattempo  -  nel triennio 2009/2011  -  la scuola è stata oggetto della cura Tremonti-Gelmini che ha fatto sparire 87 mila cattedre, il 53 per cento delle quali nelle 8 regioni meridionali,  accentuando il divario Nord-Sud in termini di possibilità di lavorare.   E due mesi fa, dopo migliaia di ricorsi al Tar Lazio, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le graduatorie di coda, un provvedimento che ha scatenato la guerra tra precari. I supplenti meridionali rimasti al Nord per "scelta di vita", con punteggi ormai adeguati all'immissione in ruolo, in caso di riapertura delle graduatorie, temono di essere scavalcati dai colleghi meridionali che decidessero di ritornare al Nord. Mentre i colleghi settentrionali, con punteggi molto bassi, hanno la certezza di non vedere un posto per i prossimi anni.

Anche il sindacato si è spaccato: l'Anief, la neonata organizzazione che ha promosso i ricorsi al Tar Lazio e determinato il terremoto causato dal pronunciamento dei giudici della Consulta, canta vittoria. Mentre tutti gli altri sindacati, più cauti perché consapevoli della complessità del fenomeno, per allentare la tensione chiedono immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti: 30 mila circa. Ma anche un tavolo di confronto col governo per affrontare in maniera definitiva il problema del precariato della scuola.

Intanto, per evitare di aggirare la sentenza della Corte, l'unica via possibile per l'aggiornamento 2011/2013 sembra quella di consentire nuovamente lo spostamento di provincia: una sola a scelta del supplente. E a questo punto, entra in campo anche la politica, con posizioni diverse e non sempre legate alle coalizioni del momento. Per il Pd e l'Italia dei valori, anche con l'inserimento in graduatoria "a pettine" prospettato dall'esecutivo, il problema del precariato "resta irrisolto". Mentre un gruppo bipartisan di 61 deputati  -  quasi tutti meridionali  -  decide di muoversi in maniera autonoma e intima al ministro Gelmini di investire il Parlamento della vicenda. Così la Lega, che caldeggia l'idea di un blocco delle graduatorie, rimane isolata. Un vero pasticcio all'italiana.

Fonte: repubblica